mercoledì 19 agosto 2015

Io e Marie Kondo. Il magico potere del riordino...e Fight club


Questo è uno dei miei brani preferiti di “Fight Club”. Uno di quelli che condivido pienamente.

Compri mobili. Dici a te stesso, questo è il divano della mia vita. Compri il divano, poi per un paio d’anni sei soddisfatto al pensiero che, dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema divano. Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le tende. Il tappeto.
Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.

E così, alla fine sono approdata anch'io alla lettura di questo best seller nipponico (Il magico potere del riordino, ça va sans dire)
Ero incuriosita, viste le recensioni contrastanti: chi l'ha trovato utilissimo, chi insensato, chi troppo legato a una cultura diversa dalla nostra, chi troppo estremo e chi stimolante.
Io sono arrivata a leggerlo ora che è arrivato in biblioteca, e nel frattempo avevo già visto in giro opinioni e recensioni: partivo quindi con alcune idee e aspettative, che potrebbero avermi condizionata nella lettura.
Ma veniamo al libro.
Nella prima parte M. Kondo racconta (suppongo in maniera romanzata ed enfatica) la sua progressiva “scoperta” dell'arte del riordino.
Da psicologa, se avessi incontrato la Marie ragazzina, avrei voluto fare due chiacchiere con i suoi familiari, ma va beh.
Insomma, la prima parte è dedicata a spiegare la filosofia della faccenda, in maniera piuttosto spiccia e molto direttiva.

Ecco, la direttività, il tono quasi sempre imperativo sono una caratteristica del libro che può piacere molto (a chi vuole essere spronato) o irritare (chi non ama quelli con la verità in tasca). A me ha lasciato un po' così, trovo alcuni discorsi un po' tagliati con l'accetta, e altri (se ti vesti bene in casa ti sentirai meglio, se ti vesti in tuta “diventerai una donna a cui si addice la tuta”) sono cose già sentite più e più volte e possono essere più o meno condivisibili.

Diciamo che alla prima parte ho dedicato un'attenzione altalenante.
Il mio scopo nel leggere questo libro era: trovare nuovi spunti per alleggerire ulteriormente casa mia.
Non sento il bisogno di consigli particolari sul riordino (in effetti non mi interessa neanche la piegatura dei vestiti e cose così), cercavo più che altro qualcosa che mi desse un punto di vista nuovo, come un nuovo paio di occhiali attraverso cui guardare le cose.
Perchè, pur essendo una buona declutteratrice, ho come la sensazione di “non vedere” alcune cose, avendole sott'occhio sempre.

E così sono passata ai capitoli “operativi”.

Alcuni suggerimenti kondiani sono:

- lavorare per categorie di oggetti e non per stanze: utile per alcune categorie di cose che in effetti ho un po' sparse in stanze diverse (esempio cancelleria e carta), per il resto categoria e stanza tendono a coincidere

- fare tutto per bene in una volta e non a pezzi: secondo lei se vai per gradi finisci per ...non finire mai.
Su questo ho riflettuto e sto riflettendo, e credo che farò a modo mio: ho già fatto un lavoro bello grosso e ora stavo lavorando a piccole cose, ma ho deciso di fare un'altra bella passata “grossa”. Poi però credo che continuerò il mio costante piccolo lavoro quotidiano, perché è bellissimo pensare che fatto una volta sto lavoro poi non lo fai più...ma la roba inutile si insinua in casa anche se io non compro nulla, e poi c'è sempre qualcosa che si consuma, o che perde di funzione...e quindi...con buona pace di Kondo io farò così.

- piegare i vestiti in un certo modo, e non annodare calze e calzini... Su questo non mi pronuncio, la piegatura in verticale non mi interessa (ho abbastanza poche cose da non dover cercare di fare spazio) e trovo comodo annodare i calzini o farne “patate” ...e su questo proprio non mi sento in vena di cambiare.

- buttare: ecco, io magari preferisco provare a vendere regale donare. Kondo suggerisce di buttare e via. E magari in certi casi ha ragione, se no si rischia di rimanere invischiati nel “lo tengo per darlo a...”. Io mi do un tempo limite, se entro quello non ho venduto o regalato, finisce ai mercatini delle associazioni o vicino al cassonetto. O dentro al cassonetto, anche.

Poi ci sono consigli su come liberarsi /gestire fotografie e oggetti ricordo vari, e consigli su come organizzare la casa: non comprare inutili divisori e contenitori, non stipare roba ovunque....
Insomma tutte cose sensate, per carità, ma non nuove.
Sarà che mi sono già liberata di foto e oggetti vari, tenendone una minima quantità, sarà che condivido in pieno il NON comprare inutilissimi divisori e organizer e contenitori per stivare roba...riduci la roba e vedrai che la sistemi benissimo in quello che hai!!!, sarà questo o sarà che mi aspettavo troppo, ma alla fine mi sembra un libercolo carino ma niente di che.

Non l'ho trovato particolarmente estremo, se non per il fatto che esorta a “buttare”...ma se prendiamo il “buttare” in senso più lato (includendo il solito vendi regala dona) allora mi sembra tutto molto logico e normale (N.B. NON la parte sui documenti. In Italia funziona diversamente, ma basta guardare su internet e si vede per quanti anni conservare cosa).

E così...leggere Marie Kondo non mi ha dato particolare ispirazione, ma è stato comunque piacevole. Ho trovato scritti da lei pensieri che condivido, ma che a volte non ho espresso a me stessa in modo ordinato, e trovarli nero su bianco aiuta sempre.
In ogni caso, ad essere sincera, più che la Kondo per me è stato utile, anni fa, e lo è ancora, di nuovo Palahniuk. E pensare che Fight club non è neanche il suo romanzo migliore.
Eppure questa frase la ricordo sempre.

Tutto quello di cui potrai mai andare fiero finirà buttato via

Ecco. Questo, per me, è di sprone. E mi aiuta. Ma ne avevo già parlato qui.


Questo il libro di M. Kondo: